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Suez, Canale di.

Canale artificiale che collega il Mar Rosso e il Mediterraneo Orientale, tagliando l'istmo di Suez per una lunghezza di 169 km; fu inaugurato il 17 novembre 1869. Il percorso del canale si snoda in direzione Sud da Porto Said a Suez, attraversando il Lago di al-Manzala, il Lago Timsah e i Laghi Amari. Largo inizialmente 22 m, oggi la sua ampiezza varia tra i 193 m e i 352 m circa a pelo d'acqua, tra i 52 e i 107 m a livello più profondo. La profondità di 19,5 m permette il passaggio di natanti con pescaggio superiore ai 16 m. La zona circostante il canale è attraversata da altre importanti vie di comunicazione: una ferrovia che corre in parallelo sul versante africano, consentendo il collegamento tra le principali città; una strada per ciascuna riva; un oleodotto; un tunnel (di oltre 4 km), in funzione dal 1982, che consente il transito dei veicoli dall'una all'altra sponda. Il canale ha registrato a lungo il traffico maggiore in direzione Nord, in conseguenza dell'ingente trasporto di petrolio e di altre materie prime (minerali, semi oleosi, fibre tessili) verso i Paesi europei; decisamente più contenuto era, in confronto, il passaggio di merci (carbone, cemento, ecc.) in direzione opposta. I mutamenti avvenuti nei sistemi di trasporto del petrolio (superpetroliere, oleodotti) hanno, tuttavia, contratto sensibilmente il transito di idrocarburi lungo il canale, facendo sì che agli inizi degli anni Novanta si giungesse a una situazione di equilibrio riguardo alle dimensioni del traffico nelle due direzioni. • St. - Sin dall'antichità si attuarono dei tentativi per realizzare una via navigabile tra il Mediterraneo e il Mar Rosso. In un'epoca imprecisata (si parla del 600 a.C. e del faraone Necao II) venne costruito il canale detto dei Faraoni, un collegamento indiretto che si snodava tra il Nilo, il Lago Timsah e il Mar Rosso; questo canale fu migliorato dall'imperatore Traiano, assumendo così il nome di Amnis Traianus, ma perse poi progressivamente importanza e venne abbandonato nell'VIII sec. d.C. In età moderna si valutò, per la prima volta, l'ipotesi di creare una comunicazione diretta tra Mediterraneo e Mar Rosso, da attuarsi mediante taglio dell'istmo; un progetto di Venezia, elaborato agli inizi del XVI sec. fu bloccato da difficoltà tecniche e finanziarie. In occasione della spedizione francese in Egitto, in età napoleonica, la questione assunse nuova concretezza, ma il fallimento della spedizione impedì l'attuazione del piano. Le condizioni per realizzare il collegamento diretto stavano, tuttavia, decisamente maturando; alle ragioni di carattere commerciale si accompagnavano, in Francia, le spinte dei sansimonisti a realizzare il progetto. Nel 1846 essi favorirono la creazione della Société d'Etudes du Canal de Suez. La figura determinante per il successo finale fu quella di F.M. de Lesseps, già console francese ad Alessandria negli anni Trenta del XIX sec.; nel 1854 egli ottenne una concessione sul taglio dell'istmo, cui seguì, due anni dopo, l'approvazione degli Statuti della Compagnia universale del c. di S. Nel 1856, in Francia si optò per il progetto elaborato anni addietro da Luigi Negrelli. Gli accordi stipulati con il Governo egiziano prevedevano una concessione della durata di 99 anni, a partire dal giorno dell'apertura del canale, e una divisione degli utili derivanti dai diritti di transito, che assegnava i ― alla Compagnia. Nell'aprile 1859 ebbero inizio i lavori di realizzazione; l'appoggio del governatore egiziano Sa'īd (che fornì anche un cospicuo contingente di manodopera gratuita) consentì a Lesseps di neutralizzare i tentativi della Gran Bretagna (che guardava con timore alle ripercussioni in campo politico ed economico dell'opera che si andava realizzando) di bloccare i lavori. Il clima cambiò, tuttavia, con l'ascesa al potere di Ismā'īl (1863), meno disposto nei confronti della Compagnia; il suo intervento permise alla Gran Bretagna di ottenere l'interruzione dei lavori. Al fine di superare gli ostacoli, si rese necessaria la mediazione di Napoleone III, che procedette a nuovi accordi, abolendo le condizioni più onerose per lo Stato egiziano, tra cui la fornitura di manodopera gratuita. Nel marzo 1866, pertanto, fu possibile riprendere i lavori e il 17 novembre 1869 si poté finalmente procedere all'inaugurazione del canale. Il primo periodo non fu positivo e nel 1872 si rischiò il fallimento. La Gran Bretagna, ancora una volta, cercò di inserirsi nella vicenda e, nel 1875, approfittando delle difficoltà finanziarie in cui versava il Governo egiziano, acquistò le azioni della Compagnia del Canale detenute dal Governo stesso, garantendosi così una forte influenza nella gestione del canale. Sette anni più tardi la Gran Bretagna occupò l'Egitto. L'incremento dei traffici rese necessario definire degli accordi internazionali; si giunse, così, alla Convenzione di Costantinopoli (29 ottobre 1888); fu stabilita l'apertura del canale e il libero transito in pace e in guerra, conferendo al c. di S. un regime di neutralità. Fu inoltre fatto divieto alle navi da guerra di stazionare nel canale (la Gran Bretagna poté, tuttavia, continuare ad avere nel luogo una presenza militare). Nonostante l'esistenza di questi accordi, durante la prima guerra mondiale il canale fu oggetto di due offensive dei Turchi. L'occupazione britannica perdurò anche dopo la dichiarazione d'indipendenza dell'Egitto (1922); proprio la necessità di garantire al meglio le comunicazioni attraverso il c. di S. spinse i Britannici, nell'intervallo tra le due guerre, a stringere alleanze militari con i Paesi della regione. Nel 1936 il trattato anglo-egiziano pose fine all'occupazione britannica; tuttavia, un'alleanza militare tra i due Paesi garantì alla Gran Bretagna il diritto di presidiare militarmente il canale. In questo modo si tradì completamente lo spirito dello statuto della Compagnia, ispirato a fini di utilità generale, sancendo una sorta di monopolio britannico. Durante la seconda guerra mondiale i Britannici riuscirono a stornare dal canale i pericoli derivanti dall'offensiva tedesca in Libia (1942). Nel secondo dopoguerra l'Egitto premette per rivedere gli accordi precedenti, allo scopo di emanciparsi dalla presenza britannica. I patti conclusi nel 1954 posero le premesse per il totale ritiro delle truppe britanniche, completato nel 1956; nel luglio dello stesso anno Nasser stabilì la nazionalizzazione della Compagnia, creando un clima di tensione con Israele, Francia e Inghilterra, che portò, alla fine di ottobre, all'intervento armato di questi tre Paesi. L'ONU impose presto la fine delle ostilità; tuttavia, il canale, per i danni riportati nel conflitto, rimase chiuso fino all'aprile dell'anno successivo. Composto il contenzioso con Francia e Inghilterra, con l'accordo di Roma del 1958 (che prevedeva il versamento di un'indennità agli azionisti della Compagnia) e con la ripresa delle relazioni diplomatiche alla fine del 1959, restava alta la tensione tra Egitto e Israele (a quest'ultimo era stato interdetto l'uso del canale). Nel giugno 1967 un nuovo conflitto arabo-israeliano ebbe come conseguenze l'occupazione da parte di Israele della sponda orientale del canale e la chiusura del canale stesso. Gli scontri tra Egiziani e Israeliani si trascinarono fino a sfociare in un nuovo conflitto (con la partecipazione della Siria a fianco dell'Egitto) nell'ottobre 1973. L'intervento dell'ONU portò alla sospensione degli scontri e, nel gennaio 1974, al ritiro delle truppe israeliane insediate presso la riva orientale del canale. Il 5 giugno 1975 il canale fu finalmente riaperto; gli accordi siglati tra Egitto e Israele nel 1974 e nel 1975 permisero a Israele di riacquistare una prima libertà di transito, limitata alle sole merci. Con il trattato di pace tra i due Paesi del marzo 1979 fu riconosciuta piena libertà di passaggio anche alle navi israeliane.
Il bacino del Canale di Suez